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Se solo potessi assaporare la solitudine autentica – non questa mia solitudine popolata di spettri, ma quella vera, immersa nel silenzio e nel fremito degli alberi – e lasciarmi travolgere dall’ebbrezza del battito del mio cuore.

Questa frase custodisce un desiderio universale: quello di distinguere la solitudine che pesa da quella che libera. Perché sì, la solitudine non è sempre la stessa.

C’è la solitudine che graffia, fatta di nostalgie, rimpianti e presenze invisibili che bussano al cuore. È quella che ci accompagna quando ci sentiamo circondati, ma non compresi. Una compagnia amara, che ci stanca e ci consuma.

E poi c’è l’altra. Quella autentica, luminosa, quasi sacra. È la solitudine che non ferisce, ma rigenera. Quella che si respira nel silenzio vero: nel fruscio delle foglie al vento, nel tremito delicato degli alberi, nel battito calmo e possente del cuore che, finalmente, si fa sentire.

Solitudine come spazio di bellezza

In una società che ci spinge sempre a correre, ad apparire e a riempire ogni attimo di rumore, la solitudine autentica diventa un lusso raro. È uno spazio da custodire, un piccolo scrigno dove il tempo rallenta e dove possiamo ascoltare davvero ciò che siamo.

Il dialogo con la natura

Assaporare questa solitudine significa anche riallacciare il legame con la natura. Perché è lei che ci insegna a fermarci, ad osservare, ad abbracciare il silenzio senza paura. Il fremito di un albero, il canto lontano di un uccello o il semplice respiro del vento diventano allora compagni discreti, che ci accompagnano in un dialogo silenzioso con noi stessi.

L’ebbrezza del cuore

E in quel momento – quando smettiamo di combattere la solitudine e iniziamo a viverla davvero – arriva l’ebbrezza. Non è tristezza, non è mancanza: è un brivido di pienezza, il battito del cuore che finalmente trova lo spazio per vibrare.

La vera solitudine non è isolamento, ma riconciliazione. Non è buio, ma luce intima. Non è vuoto, ma un respiro nuovo.

Perché la solitudine autentica non ci separa dal mondo, ma ci restituisce a noi stessi.

Autore: Lynda Di Natale
Fonte: web
Immagine: AI