Da bambine, Miriam e Luana, trascorrevano le vacanze estive nella casa di campagna dei nonni. Dopo pranzo, quando gli adulti riposavano, loro sgattaiolavano in giardino fingendo di trovarsi in un bosco incantato popolato da fate ed elfi. Un pomeriggio scrissero due lettere alle creature incantate affidandogli i loro desideri. Riposero i messaggi per le fate in una scatola che sotterrarono ai piedi di un vecchio salice. Passati alcuni anni da quel giorno, le bimbe sono diventate due splendide fanciulle e Miriam sta per sposarsi.
Per festeggiare il matrimonio, la ragazza ha scelto di organizzare il ricevimento nel giardino alla casa dei nonni. Appena l’agenzia di catering a cui lei e Flavio si sono rivolti ha confermato che il suo desiderio poteva essere esaudito, Miriam ha chiamato sua sorella per verificare le condizioni della location. Quella telefonata arrivava al momento giusto nella vita della fanciulla. Luana era un po’ giù per la recente conclusione della sua storia con Valeriano ed aveva bisogno di distrarsi. Dopo quattro anni di lontananza a causa del lavoro del giovane, lui aveva ottenuto il trasferimento nella città della sua amata. Frequentandosi più assiduamente, però, i due avevano scoperto di non essere poi così innamorati. Nel tragitto verso la casa nel bosco, l’abitacolo dell’auto di Miriam divenne un confessionale nel quale le sorelle archiviarono definitivamente la storia di Luana per concentrarsi sui progetti della futura sposa. Nel rivedere il giardino, le ragazze scoprirono che al posto dell’allegro boschetto dei loro ricordi d’infanzia, c’era un posto pieno di erbacce. Da anni nessuno si occupava di quel posto e c’era bisogno dell’intervento di un giardiniere esperto. La sposina pensò subito di rinunciare ai suoi progetti. Luana era perplessa: “Miriam, non è da te arrendersi al primo intoppo. Penserò io a sistemare il giardino.” La fanciulla era dubbiosa: “Luana, qui ci vorrebbe l’intervento degli esseri magici che immaginavamo di vedere da bambine”. L’altra, seppur già pentita della sua folle proposta, non poteva permettere che sua sorella rinunciasse al suo sogno: “Tu pensa a prepararti per il grande giorno. Al resto penso io.” Miriam l’abbracciò: “Non so come farai a sistemare tutto in tempo per le nozze ma ti ringrazio. Ti voglio bene.”
Luana decise che avrebbe approfittato degli arretrati di ferie accumulati sul lavoro. Si sarebbe trasferita in quella casa per il tempo necessario a rimettere a posto il giardino e provare a realizzare il sogno di sua sorella. Dopo una veloce ricerca su internet per trovare un’impresa di giardinaggio che le mandasse qualcuno ad aiutarla scoprì che erano tutte prenotate in quel periodo. Ci fu una folata di vento. La fanciulla osservò le foglie secche svolazzare ai piedi degli alberi, quando notò un foglio di carta che ondeggiava nell’aria e si posava delicatamente davanti a lei. Lo raccolse senza pensarci e cercò con lo sguardo sua sorella che aveva deciso di fare due passi. Abbassò gli occhi sul foglio e notò che era un volantino con la pubblicità di una nuova impresa di giardinaggio di una città li vicino. Domandandosi come fosse arrivato fin li quel foglietto, compose il numero che vi era riportato ed ottenne la disponibilità dell’impresa. Chiamò Miriam e tornò a casa con lei. L’indomani sera, nonostante l’inquietante prospettiva di passare la notte da sola in quel posto isolato la spaventasse, si recò alla casa. La prima notte, dopo aver faticato a prender sonno, sognò di essere nel bel mezzo di un matrimonio. Non si trattava della festa di Miriam: sua sorella era accanto a lei. Voltandosi verso la porta a vetri della grande sala della casa, vide la sua immagine riflessa e scoprì con sorpresa di essere lei la sposa.
Lo shock di quella scoperta la svegliò. Che sogno assurdo. Lei non poteva sposarsi. Le mancava un dettaglio importante: lo sposo. Il lunedì successivo al suo arrivo, alle prime luci dell’alba, arrivarono i dipendenti dell’impresa per aiutarla a sistemare il giardino. Dopo aver pianificato i lavori, Luana si dedicò al suo lavoro. Il suo capo non le aveva concesso le ferie ma aveva accettato che lavorasse fuori sede purché fosse puntuale con le consegne. I giorni trascorrevano tranquilli e lei si abituò al silenzio delle notti di quel posto. La domenica ne approfittò per dormire fino a tardi. Quando si alzò, si vestì e prima di dedicarsi al lavoro si concesse un’abbondante colazione. Ad un tratto sentì dei rumori provenire dal giardino. Temendo si trattasse di un ladro, prese una scopa ed andò verso la porta, sperando di riuscire a difendersi. Stava per aprire quando il suono del campanello la fece sobbalzare. Impugnò al meglio la scopa ed apri. Si ritrovò di fronte un giovane in tuta da giardinaggio che la osservò sorpreso e, accennando un sorriso, le porse una scatola che a lei sembrò familiare: “Buon giorno. Mi dispiace di averla spaventata. Sono un dipendente dell’impresa che si occupa del suo giardino. Mi stavo portando avanti col lavoro. Spero non le dispiaccia. Comunque, mentre estirpavo le erbacce ai piedi del vecchio salice, ho trovato questa.” Luana, arrossendo imbarazzata, posò la scopa e prese la scatola.
Quando le dita dei due si sfiorarono, entrambi sentirono una scossa che gli fece ritirare le mani. La scatola finì per terra aprendosi e il suo contenuto finì sul pavimento. La fanciulla si chinò a raccogliere le due lettere e sorrise al ricordo dei desideri che lei e sua sorella avevano affidato alle fate. Poi invitò il giardiniere a fare una pausa e prendere una spremuta in veranda. Lui accettò volentieri. Aveva una gran sete e quella ragazza era molto carina. Mentre preparava il vassoio in cucina, Luana osservò il giovane attraverso i vetri, ripensò alle lettera e pensò che non c’era niente di male nel voler credere che quello fosse per davvero un bosco fatato e, forse, quello sconosciuto la fuori era il grande amore che aveva chiesto alle fate quando aveva poco più di dieci anni. Qualcosa le diceva che lo strano sogno della prima notte in quella casa non sarebbe stato poi così difficile da realizzare.
Autore: Clorinda Di Natale