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Chino Bert, pseudonimo di Franco Bertolotti, nacque a Pavia nel 1932 e con il suo tratto elegante seppe dare voce, colore e movimento alla moda italiana e internazionale degli anni ’50 e ’60. Illustratore di moda raffinato e appassionato, riuscì a coniugare l’arte grafica con il glamour dell’alta sartoria, regalando al pubblico immagini che ancora oggi parlano di un’epoca dorata. La sua carriera, ricca di successi e collaborazioni prestigiose, fu costellata da intuizioni brillanti e da incontri che segnarono il percorso di un artista capace di lasciare un segno profondo nella storia dello stile.
Gli esordi
La sua avventura nel mondo della moda iniziò giovanissimo. Nel 1951, a soli 19 anni, Chino debuttò come disegnatore di moda nella maison Rosandré di via Manzoni a Milano, allora uno dei luoghi più frequentati dall’élite elegante della città. L’anno seguente tentò il salto più ambizioso: presentò dieci modelli sulla pedana di Palazzo Pitti, allora tempio della moda italiana. Ma l’esperimento non riscosse il successo sperato. Quel momento di difficoltà, anziché abbatterlo, fu per lui un punto di svolta: capì di non voler essere un manager di sé stesso, ma piuttosto un illustratore capace di valorizzare la creatività degli altri.
Franco Bertolotti alias “Chino Bert”
Franco Bertolotti scelse di firmarsi Chino Bert per una questione di stile e di riconoscibilità internazionale.
Negli anni ’50 e ’60, per un illustratore o uno stilista che voleva emergere sulla scena della moda non bastava il talento: serviva anche un nome breve, d’impatto, facilmente memorizzabile e spendibile a Parigi, Milano e New York.
“Chino” era un soprannome affettuoso che richiamava il suo volto dagli occhi leggermente allungati, quasi orientali, mentre “Bert” non era altro che l’abbreviazione di Bertolotti, resa più elegante e moderna.
Con questo pseudonimo riuscì a creare un marchio personale distinto, che dava al suo tratto raffinato e immediatamente riconoscibile un’identità più cosmopolita, adatta al mondo delle riviste di moda e delle maison internazionali per cui lavorava.
Le grandi collaborazioni
Così iniziò un percorso di collaborazioni che segnarono profondamente la sua carriera. Disegnò per Maria Antonelli per ben quattro anni, entrando nel cuore della moda italiana dell’epoca. Contemporaneamente, fu notato da Maria Carita, celebre direttrice del più famoso salone di bellezza di Parigi, che lo introdusse al mondo editoriale francese. Per L’Aurore e per il mensile L’Art et la Mode, Chino Bert divenne l’illustratore di punta dei servizi di moda, raffinato interprete delle tendenze parigine.
Il 1958 segnò un altro momento importante: il direttore del quotidiano La Notte, giornale milanese del pomeriggio, gli affidò una pagina settimanale dedicata alla moda intitolata Per Voi Signore. In breve, quella rubrica divenne un appuntamento fisso per le lettrici, grazie al tratto preciso e dinamico con cui Chino trasformava le stoffe in immagini vive, quasi palpabili.
Parallelamente, riprese a lavorare come illustratore per grandi maison dell’alta moda e del prêt-à-porter: Rina Modelli, Jole Veneziani, Pierre Cardin. Il suo talento trovava espressione non solo nei figurini, ma anche nelle illustrazioni di tessuti, sete e lane pregiate. Collaborò infatti con le sete Taroni e Terragni, e con i lanifici Nattier e Agnona, contribuendo a rendere i materiali ancora più desiderabili grazie alla magia della sua penna.
L’alleanza con Mila Schön e i successi internazionali
Il 1963 fu l’anno della svolta definitiva. Nacque la celebre alleanza con Mila Schön, allora giovane stilista, e con il designer di gioielli Loris Abate. Insieme portarono a Palazzo Pitti una collezione di venti modelli che fecero scalpore. Due anni più tardi, il successo fu consacrato con l’ambitissimo Neiman Marcus Award a New York, un premio che consacrava gli interpreti più innovativi della moda internazionale.
Nel 1965, arrivò un’altra prestigiosa chiamata: le sorelle Fendi, allora agli esordi delle passerelle ufficiali, gli affidarono i loro disegni. Il debutto fu un trionfo, e Chino contribuì a creare quell’immagine di raffinatezza e modernità che rese la maison romana un simbolo di stile nel mondo.
Uno stile unico
Il segno di Chino Bert era inconfondibile: linee sinuose, rapide ma eleganti, capaci di catturare l’essenza di un abito più che la sua semplice forma. I suoi disegni raccontavano il movimento della stoffa, la leggerezza della seta, il rigore della lana. Più che descrivere, evocavano: erano illustrazioni che trasmettevano emozioni, atmosfere e sogni. Questo stile lo rese un punto di riferimento non solo per gli stilisti, ma anche per i giornali e per l’intero immaginario estetico dell’epoca.
Figurini iconici
Tra i suoi disegni più celebri, ricordiamo:
- Il tailleur scultoreo per Mila Schön (1963): linee pulite, geometriche, con spalle strutturate e vita sottile, che anticipavano l’eleganza architettonica tipica della stilista.
- L’abito da sera in chiffon per Jole Veneziani: un tripudio di leggerezza, con tessuto trasparente e fluido che Chino rese vivo grazie a pennellate sottili che sembrano danzare sulla carta.
- Il cappotto di lana disegnato per Fendi (1965): voluminoso ma elegante, con inserti di pelliccia resi quasi tattili dal suo tratto morbido e avvolgente.
- Le illustrazioni per Pierre Cardin: abiti futuristici, dalle forme essenziali e innovative, in cui Chino seppe tradurre l’avanguardia in immagini accessibili e affascinanti.
- I tessuti per Taroni e Agnona: non solo moda ma materia pura, resa vibrante da campiture di colore che catturavano la luminosità della seta e la corposità delle lane.
Questi figurini, oggi custoditi in archivi e collezioni private, sono testimoni preziosi di come l’illustrazione potesse non solo raccontare, ma persino esaltare la moda.
La vita privata
Dietro il professionista affermato si celava un uomo riservato, lontano dai riflettori e dalle mondanità che animavano Milano e Parigi. Amava viaggiare, disegnare persino nei momenti liberi e aveva un carattere sensibile e discreto. Nonostante la notorietà nel settore, Chino Bert non cercò mai di imporsi come personaggio pubblico: preferiva la carta, i colori, i figurini, alla ribalta mediatica. Visse a lungo a Milano, dove era circondato da amici e colleghi del mondo della moda, e mantenne sempre un legame forte con la sua città natale, Pavia. La sua vita sentimentale rimase volutamente lontana dalle cronache: chi lo conobbe lo ricorda come un uomo gentile, elegante nei modi tanto quanto nei tratti dei suoi disegni.
La fine misteriosa e l’eredità
Nel 1973, dopo un viaggio a Hollywood, Chino Bert scomparve improvvisamente dalle scene, per ritirarsi in un monastero benedettino, dove divenne don Franco, dedicandosi alla vita spirituale e alla pittura. Una scelta enigmatica, che ancora oggi lascia spazio a domande e interpretazioni. Nonostante il ritiro, il suo nome restò vivo nella memoria del mondo della moda.
Franco Bertolotti, alias Chino Bert, si spense nella notte tra il 19 e il 20 luglio 2012 ad Albenga, all’età di 80 anni, lasciando un’eredità fatta di disegni, figurini e illustrazioni che rappresentano un patrimonio prezioso della storia della moda italiana.
Oggi, nonostante il suo nome non sia portato avanti da una fondazione o da eredi diretti nel mondo della moda, la sua opera continua a vivere nelle collezioni private, negli archivi delle maison con cui collaborò e nei ricordi di chi lo conobbe. Alcuni suoi figurini sono ricercatissimi dai collezionisti di moda e dagli appassionati di illustrazione, che riconoscono nel suo tratto quella capacità rara di trasformare la moda in un linguaggio artistico.
Un artista che merita di essere ricordato
La storia di Chino Bert è quella di un illustratore che seppe attraversare con eleganza e talento un’epoca cruciale della moda italiana. Uomo schivo e riservato, preferì sempre lasciare che fossero i suoi disegni a parlare. Oggi, guardando i suoi lavori, possiamo ancora percepire l’eleganza senza tempo che rese grande la moda del Novecento.
Un nome che merita di essere riscoperto, celebrato e custodito come parte integrante del patrimonio artistico e culturale italiano.
aggiornato al 12 settembre 2025
Autore: Lynda Di Natale Fonte: web Immagine: AI