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Il Bhutan è una piccola monarchia sull’Himalaya.
Tradizionalmente i matrimoni erano combinati dalle famiglie e dai legami etnici, ma dalla fine del ventesimo secolo, i matrimoni sono celebrati sulla base dell’affetto reciproco degli sposi. Prima i matrimoni erano celebrati quando la donna raggiungeva l’età dei 16 anni e l’uomo dei 21. Con la modernizzazione dello stato, iniziata alla metà del ventesimo secolo, anche l’istituzione del matrimonio precoce è man mano diminuita.
Il matrimonio bhutanese è molto più di un semplice scambio di voti e di anelli, è un insieme di riti religiosi eseguiti da monaci Buddhisti e Lamas. Un rito nuziale che rappresenta l’importanza del legame tra marito e moglie.
L’unione per la vita di una coppia bhutanese inizia, prima di tutto, con la scelta di un giorno propizio per l’evento. Un lama seleziona il “giorno propizio” per il matrimonio, in base all’anno di nascita della sposa e dello sposo.
La cerimonia nuziale e la benedizione per una vita di amore e di felicità si svolge presso Kyichu Lhakhang, situato a pochi chilometri da Amankora.
Kyichu Lhakhang, un tempio del VII secolo, è una splendida testimonianza dell’arrivo del buddismo in Bhutan ed è uno dei 108 templi costruiti dal re tibetano Songtsen Gampo. Kyichu Lhakhang è un luogo di pellegrinaggio molto sacro in Bhutan.
La cerimonia del matrimonio inizia con un Lhabsang, un rituale che viene eseguito dai monaci la mattina prima che gli sposi arrivino al tempio. Durante questa cerimonia, i monaci recitano i mantra (preghiere) e accendono i fumiganti al di fuori del tempio. Questa cerimonia è per compiacere le divinità locali. I Bhutanesi credono che solo se le divinità sono liete, potranno dare la loro benedizione, donando l’auspicio di buona salute e ricchezza. Con la fumigazione si compiacciono le divinità con il senso dell’olfatto e, per sedare la loro fame, si aggiungono dei grani.
All’arrivo gli sposi ricevono, da parte dell’Aum, un khaddar (sciarpa bianca) e i monaci suonano le trombe, guidando la coppia nella sala delle cerimonie. All’altare gli sposi offrono Nyenda (l’offerta di denaro) e si accende la lampada a burro, come offerta di luce alle divinità, ed eseguono le prostrazioni (prostrazione significa toccare terra).
All’arrivo degli sposi al Lhakhang, i monaci si esibiscono nel Thrisor, un rito di purificazione e pulizia del corpo, della parola e della mente da tutti i peccati degli sposi.
Segue la Changphoed che è l’offerta alle divinità sull’Ara (altare). Offerta che sarà poi servita agli sposi attraverso la tradizionale phob (coppa in legno). Questa coppa simboleggia la fede e il legame eterno che il marito e la moglie si divideranno per il resto della loro vita.
Seguirà lo scambio degli anelli, in cui sposa e sposo si legano l’un l’altro per sempre, con amore e amicizia. Segue lo Tsepamey Choko, un’ elaborata cerimonia rituale per augurare una lunga e prosperosa vita coniugale. Il superiore benedice gli sposi nel corso di questo rituale, il quale viene eseguito in onore di Tsepamey, il Dio della longevità.
Un altro rituale che viene praticato è il Zhugdrey Phunsum Tshogpa. In ricordo di Zhabdrung Nawang Namgyel, l’unificatore del Paese, che, arrivato a Punakha nel 1637, è stato profondamente colpito dal raduno del popolo e dalla varietà di prodotti. Il raduno fu considerato da Zhabdrung Nawang Namgyel un presagio di buon auspicio e chiamò il luogo Punthangkha, che significa Bocca della Piana del Raduno. Zhabdrung istruì a tutti di sedersi in fila, quindi, mentre venivano recitate le preghiere, furono serviti prodotti alimentari, tra cui una varietà di frutta. La cena organizzata da Zhabdrung in questo giorno di buon auspicio, è stata l’origine della cerimonia nota come Zhugdrey Phuensum Tshogpa. Durante la cerimonia Zhugdrey, vengono serviti vari cibi offerti anche alle divinità guardiane. Mentre sono serviti i cibi non si deve mostrare nessun gesto di rifiuto e tanto meno non il rituale deve essere interrotto da battute e risate. Come primo frutto deve essere servito un’arancia, perché le arance sono esteticamente attraenti, gustose, ed i segmenti interni sono uniti, quindi rappresentano un legame che è protetto in modo sicuro, inoltre garantiscono grazia, gloria e ricchezza. Nel caso in cui non fossero disponibili le arance , vengono utilizzate le banane.
La cerimonia si conclude con il monaco che offre Dhar Naynga agli sposi, ovvero cinque sciarpe colorate, simbolo di una vita lunga e prospera.
I monaci accompagnano con il suono delle trombe gli sposi all’auto.
La sposa durante tutta la cerimonia indossa il Kira. Si tratta di un abito lungo fino alle caviglie, costituito da un rettangolo di tessuto, avvolto e ripiegato intorno al corpo, che viene appuntato ad entrambe le spalle, di solito con spille d’argento e legato in vita da una lunga cintura. Il kira è solitamente indossato con un wonju (camicetta a maniche lunghe) all’interno e una giacca corta o toego.
Lo sposo indossa, invece, il Gho. Introdotto nel XVII secolo da Shabdrung Ngawang Namgyel per dare al bhutanese un’identità unica. Si tratta di un abito al ginocchio, legato in vita da una cintura di stoffa, nota come Kera, indossato con un kabney (una sciarpa di seta).Gli accostamenti cromatici: il giallo, l’oro e l’arancio, sono i colori dominanti; le tradizioni e i rituali unici, fanno sì che lo svolgimento di questo matrimonio abbia un’ aria affascinante.
Di seguito le foto del matrimonio dell’amato re del Bhutan, Jigme Khesar Namgyel Wangchuck (31 anni) e la regina Jetsun Pema (21 anni), sposati il 31 ottobre del 2011. Un matrimonio in cui sono presenti tutti gli elementi di una vera fiaba. Lui, Principe, lei, una donna comune del popolo e l’amore alla base di tutto, coronato da un matrimonio da fiaba, con tre giorni di festeggiamenti, banchetti e molte danze.
Autore: Lynda Di Natale Pubblicato: felicementesposati.it