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Fortuny è il fondatore dell’omonima azienda Tessuti Artistici Fortuny srl che tutt’oggi è attiva e produce i tessuti con le stesse tecniche e gli stessi macchinari ideati dall’inventore.  Mariano Fortuny y Madrazo, alias Mariano Fortuny, è stato un pittore, stilista, scenografo e designer spagnolo naturalizzato italiano.Mariano_Fortuny_perfettamente_chic_Tessuti_Artistici_Fortuny srl

Il cosiddetto Leonardo da Vinci della moda deve la propria fama all’estro creativo ma soprattutto alla conoscenza diretta dei motivi decorativi, acquisita attraverso le collezioni ereditate dalla famiglia, e allo studio sistematico delle tecniche di stampa antiche e moderne, dei colori e delle materie prime, che gli consentirono di sperimentare continuamente combinazioni diverse di pigmenti, ottenendo effetti cromatici nuovi e inimitabili. Mariano_Fortuny_y_Madrazo_perfettamente_chic

Nei primi del ‘900, l’innovazione di Mariano Fortuny non era la declinazione delle linee femminili verso orizzonti di fluidità e scioltezza, ma l’aver creato opere d’arte da indossare, così definite anche da Marcel Proust in La prigioniera.

… dicono che un artista di Venezia, Fortuny, abbia ritrovato il segreto della loro fabbricazione e che, fra qualche anno, le dame potranno passeggiare, e soprattutto stare a casa loro, in broccati splendidi come quelli che Venezia ornava, per le sue patrizie, con i disegni dell’oriente‘. M. Proust, All’ombra delle fanciulle in fiore (Alla ricerca del tempo perduto).

Figlio d’arte, nato a Granada in Spagna l’11 maggio del 1871, il padre era il pittore catalano Marià Fortuny i Marsal, mentre sua madre, Cecilia de Madrazo, proveniva parimenti da una famiglia di artisti – figlia di Federico de Madrazo e nipote di José de Madrazo-. Lo studio del padre costituì uno dei più raffinati luoghi di incontro tra i rappresentanti del mondo dell’arte e del collezionismo del tempo. Rimasto orfano del padre all’età di tre anni, Mariano Fortuny con la madre e la sorella Maria Luisa nel 1874 lasciò l’Italia alla volta di Parigi, ove lo zio materno, Raymundo de Madrazo, ritrattista alla moda, lo iniziò alla pittura.  Ma fu Venezia la sua vera casa, nel 1889 la famiglia si trasferì a Venezia e Fortuny stabilì il suo laboratorio nell’allora Palazzo Pesaro Orfei, ora sede del museo Fortuny. Mariano si dedicò alla pittura, all’incisione, alla scenografia, alla scenotecnica e illuminotecnica, alle arti applicate. 

Nei primi anni del soggiorno veneziano gli interessi artistici di Fortuny si estesero dalla pittura al teatro. Eseguì i bozzetti per le scene e i costumi della tragedia Francesca da Rimini di Gabriele D’Annunzio, conosciuto nel 1894; progettò e sperimentò un nuovo sistema di illuminazione indiretta per il teatro brevettato nel 1900; costruì la Cupola Fortuny, brevettata nel 1904, l’apparato scenico che consentiva di concentrare la luce sulla scena e di controllarne e regolarne facilmente la diffusione.Mariano_Fortuny_perfettamente_chic_Le_fanciulle_fiori

Nel 1896 fu premiato con una medaglia d’oro all’Esposizione internazionale di Monaco di Baviera per il quadro, Le fanciulle fiori. Nel 1899 prese parte per la prima volta alla Biennale di Venezia, esponendo un Ritratto nel padiglione spagnolo; nello stesso anno sposò a Venezia Henriette Nigrin.

Ma un genio creativo si esprime in vari campi, come il design e la fotografia per Fortuny. Con la sua Kodak, nei primi anni del 1900, immortalava, con inquadrature grandangolari, i paesaggi esotici e orientali dei suoi viaggi o gli angoli più misteriosi di Venezia. E poi le figure femminili, i nudi o i ritratti, sperimentati negli anni 30, con le diapositive colorate o la carta, brevettata Tempera Fortuny. Mariano_Fortuny_perfettamente_chic_Lampada_FortunyLa tecnica attraverso la quale impressionava il colore e la luce era il suo vero interesse e lo portò a studiare e realizzare prototipi d’illuminazione per la fotografia, come la lampada a diffusore Fortuny, o a uso scenico, come la cupola teatrale. Straordinariamente originali, erano le sue creazioni per Proust. Lampada composta da un cavalletto di sostegno che deriva dal treppiede della macchina fotografica e da una cupola, che modifica i paralumi dell’epoca per creare un nuovo sistema di illuminazione indiretta e diffusa.

Nel 1906 il Mariano e la moglie Henriette organizzarono, in palazzo Orfei, un piccolo laboratorio per la stampa dei tessuti. Nello stesso anno, l’inaugurazione di un teatro parigino alla cui ristrutturazione Fortuny aveva partecipato sin dalla fase progettuale, segnò una svolta nel suo percorso professionale. Per la prima volta vide applicate le sue invenzioni e, per l’occasione, egli disegnò anche i costumi di scena: grandi scialli in seta stampata, poi divenuti famosi con il nome di Knossos, che venivano drappeggiati sul corpo. Ornati da motivi vegetali e geometrici tratti dalle decorazioni parietali dell’arte cretese, essi erano testimonianza della rinnovata attenzione per il passato che si andava imponendo nel gusto dell’epoca. Mariano_Fortuny_perfettamente_chic_KnossosMariano_Fortuny_perfettamente_chic_abito_Delphos_A Parigi frequentò anche il laboratorio avviato e finanziato da Paul Poiret – dove, con la collaborazione di alcuni chimici esperti di coloranti, furono perfezionati procedimenti tecnici di stampa dei tessuti –, un’esperienza che lo indusse a condurre a sua volta esperimenti sulla stampa e la colorazione delle stoffe. Abbandonata la stampa mediante matrici di legno – una tecnica relativamente semplice ma poco promettente dal punto di vista commerciale, e che per di più limitava la libertà di espressione – si impadronì della ben più complessa tecnica dei pochoirs giapponesi (katagami), che modificò in funzione del suo sfruttamento su scala industriale.

Un rivoluzionario della moda che ha liberato le donne dalle costrizioni all’inizio del secolo scorso, offrendo la sua eleganza e comfort in abiti indimenticabili. 

Le creazioni erano la teatrale descrizione di un determinato tipo di donna, sospesa tra le tragedie wagneriane, per le quali realizzò le scene a La Scala di Milano, e l’incarnazione nelle iconiche personalità della Marchesa Luisa Casati, Eleonora Duse, Anna Pavlova o Isadora Duncan. La creazione di tessuti e di abiti, ai quali ancora oggi Fortuny deve la propria fama, era espressione del clima di rinnovamento complessivo delle arti – ispirato al movimento Art Nouveau e più in particolare, per quanto riguarda la moda, allo stile Reform inglese –, che si proponeva di restituire alle arti minori e applicate un ruolo di primo piano nella trasformazione della società. La nuova temperie culturale investì anche il teatro e il balletto. Attrici e ballerine indossavano sulla scena e nella vita privata gli abiti di Fortuny, che si servì della loro notorietà per far conoscere il proprio stile e imporlo sul mercato europeo. Mariano_Fortuny_perfettamente_chic_Henriette_1902

Henriette Negrin, Adèle Nigrin, nata il 4 ottobre 1877 a Fontainebleau, era una designer di abbigliamento francese e artista di arti tessili. Ha creato tessuti e vestiti e ha lavorato a fianco di suo marito Mariano Fortuny. Henriette incontrò Mariano a Parigi all’inizio del Novecento e in 1902 andò a vivere con lui a Venezia nel Palazzo Pesaro dei Orfei, oggi Palazzo Fortuny, uno dei musei della città.

Henriette e suo marito condividevano l’interesse per le creazioni tessili. Collaboratrice fedele, condivise con lui una passione per i tessuti e la creazione tessile. In particolare, si occupò della ricerca sui pigmenti e lei stessa stendeva i colori sulle matrici di legno per la stampa dei disegni sui tessuti. Insieme, svilupparono una pieghettatrice il cui brevetto fu depositato dall’Istituto Nazionale di Proprietà Industriale di Parigi il 10 giugno 1909. In una nota firmata e scritta a mano su una copia del brevetto, Mariano Fortuny riconobbe Henriette come inventore della macchina:

Ce brevet est de la proprietété of Madame Henriette Brassart qui è l’inventeur. J’ai pris ce brevet en mon nom pour l’urgence du dépôt.

Mariano_Fortuny_perfettamente_chic_plissettaturaCon la moglie Henriette Negrin concepì inoltre creazioni di moda: recuperando l’abbigliamento greco, le stampe di Morris e motivi decorativi catalani, Fortuny creò uno stile caratterizzato da lunghe tuniche realizzate con tessuti leggeri lavorati a sottilissime piegoline: a lui si ricollega l’ideazione della plissettatura, con il relativo brevetto. Una tecnica avveniristica che ritroviamo nel capolavoro couture Delphos. Una lunga tunica cilindrica ed essenziale, con maniche corte, stretta in vita da una cordicella, caratterizzata da una fitta plissettatura. Un modello ispirato all’antica Grecia, realizzato nella manifattura Fortuny della Giudecca e caratterizzato da tinture vegetali, con ricorrenti motivi in oro ottenuti attraverso stampe serigrafiche alla gelatina.Mariano_Fortuny_perfettamente_chic_abito_Delphos

Delphos, 1910-1930, abito in satin di seta avorio ispirato alle tuniche delle sculture greche realizzato con una fitta plissettatura in modo da formare una foggia cilindrica che si modella naturalmente sul corpo. La sopravveste presenta rifiniture con perle di pasta di vetro di Murano, una sorta di marchio di origine che contraddistingueva molte delle creazioni di Fortuny.

L’abito Delphos era prodotto in molti colori, dalle tonalità più neutre e tenui a quelle più accese, sempre in monocromo, resi brillanti e cangianti dal materiale utilizzato, la seta, e dalla particolare lavorazione. Le sopravvesti, invece, di linea molto semplice, aperte davanti e indossate sopra il Delphos, erano decorate da motivi dorati che si ispiravano alla tradizione catalano moresca e orientale.

Uno studio, quello del plissé, ripreso in seguito da designer come Issey Miyake. Alle sue vesti si accompagnavano sopra-tuniche, veli in garza di seta o mantelle caratterizzate da un impressionante uso del colore, della stampa e del decoro. Perline in vetro di Murano, trame rinascimentali o damascate e frange si abbinavano a incantevoli tocchi di blu, indaco, rosso corallo o verde smeraldo, dagli effetti spesso dégradé. Cromie uniche nel loro genere, di origine minerale, ispirate alla pittura, altra passione dell’artista. In un connubio tra abiti scenici e drammatiche rappresentazioni, stampe policrome animavano giacche di ispirazione giapponese, con maniche a kimono, cappotti con colli di pelliccia o rivisitati djellaba.

Le stoffe avevano una ricchezza tale e una lavorazione così unica da essere considerati veri e propri capolavori.

Mariano_Fortuny_perfettamente_chic_Delphos_scialle_Cnosso

L’attività innovativa in campo tessile di Fortuny – testimoniata da numerosi brevetti, depositati in Italia e all’estero, relativi a processi di tintura, a congegni meccanici da lui messi a punto per la stampa e ai modelli di sua ideazione – si coniugò con la felice intuizione delle ampie prospettive commerciali che un materiale come il cotone, Mariano_Fortuny_perfettamente_chic_Carnavaletdalle caratteristiche intrinseche povere, avrebbe potuto avere quando fosse stato tessuto e tinto a imitazione dei più pregiati broccati di seta.

All’Esposizione delle Arti decorative di Parigi, svoltasi nel 1911, Fortuny presentò un vastissimo campionario della sua produzione tessile, che gli valse una rinnovata fama internazionale, tanto che alla manifestazione parigina fecero seguito, nel 1913, l’apertura di un nuovo atelier a Parigi in Champs Elysées e di uno a Londra in Bond Street, e una rassegna espositiva delle sue stoffe organizzata a New York presso la Galleria Carroll nel 1914.

La tecnica inventata da Fortuny – l’unione di un processo di stampa simile alla serigrafia con il meccanismo della banda continua – riduceva sensibilmente i costi della stampa rispetto ai procedimenti coevi e consentiva la ripetizione dei pattern figurativi su tessuti di grandi dimensioni.

Nel volgere di pochi anni la produzione del laboratorio veneziano di Palazzo Orfei crebbe considerevolmente giungendo ad impiegare, alla vigilia della Prima guerra mondiale, oltre un centinaio di lavoranti.Mariano_Fortuny_perfettamente_chic_Palazzo_OrfeiNegli anni della guerra entrò a far parte a Venezia del Comitato per la salvaguardia delle opere d’arte.

Il primo conflitto mondiale segnò una battuta d’arresto nella crescita della produzione di tessuti di Fortuny, che dovettero attendere la cessazione delle ostilità per vedere definitivamente decretato il proprio successo. Decisivo nell’imprimere nuovo impulso all’attività produttiva all’indomani della guerra fu il trasferimento dell’attività nella fabbrica alla Giudecca di proprietà dell’industriale Gian Carlo Stucky – poi ceduta alla Società Anonima Fortuny, costituita nel 1923 –, dove fu avviata la produzione di cotoni stampati per l’arredamento che imitavano perfettamente i broccati di seta.Mariano_Fortuny_perfettamente_chic_abiti

Negli anni ’20 gli abiti del Fortuny si trovavano sul mercato parigino e anche newyorchese, oltre che nelle capitali europee, ed era sempre lui a gestire in prima persona la distribuzione.

Nel 1922 il teatro alla Scala di Milano adottò il suo sistema di illuminotecnica. In quel periodo egli si dedicò più intensamente alla pittura.

I tessuti Fortuny, oltre ad essere impiegati nella confezione di costumi e nella realizzazione degli allestimenti di numerosi spettacoli teatrali, decoravano case patrizie e grandi alberghi, chiese e sale d’esposizione. Presentate alle più importanti rassegne nazionali e internazionali, le stoffe uscite dalla fabbrica della Giudecca ricevettero prestigiosi riconoscimenti, fra cui il Diplome de Grand Prix, rilasciato dalla giuria della Esposizione internazionale di Arti decorative e industriali, svoltasi a Parigi nel 1925. Nel 1927, la decoratrice d’interni americana Elsie McNeill, dopo aver visitato il Museo Carnevalet di Parigi e scoperto la bellezza dei tessuti Fortuny, che ne rivestivano le sale, decise di partire alla volta di Venezia per conoscere Mariano e convincerlo ad affidarle i diritti esclusivi sulle vendite dei suoi prodotti negli Stati Uniti. In quello stesso anno fu così aperto a New York un punto vendita di stoffe Fortuny al 509 di Madison Avenue in collaborazione con Arthur Humprey Lee, noto rivenditore all’ingrosso di tessuti.

Nel corso degli anni ’30 le vendite all’estero diminuirono e nuove difficoltà insorsero con l’introduzione dei divieti all’importazione di sete, velluti e cotoni, decretati in osservanza ai dettami autarchici che gettarono l’impresa in una grave crisi.Mariano_Fortuny_perfettamente_chic_abiti_1

La Società Anonima Fortuny cessò di esistere nel 1951, quando la fabbrica della Giudecca fu conferita alla società per azioni Tessuti Artistici Fortuny, Mariano_Fortuny_perfettamente_chic_Elsie_McNeillfondata da Elsie McNeill, che la moglie di Fortuny, Henriette, convinse a proseguire l’attività intrapresa dal marito.

Su richiesta di Henriette, Elsie rileva la fabbrica della Giudecca e la compagnia. Successivamente sposa il conte italiano Alvise Gozzi e diventa la contessa Elsie Lee Gozzi, o La Contessa.

Elsie si divide tra la gestione dello showroom a New York e la gestione della fabbrica a Venezia. Rimane coinvolta in tutti gli aspetti della produzione – supervisionando ogni cantiere di tessuto dalla sua stampa al suo marketing – e anche creando nuovi progetti.

All’inizio degli anni Cinquanta, la fabbrica produceva soprattutto cotoni stampati. L’amore della contessa americana per il lavoro di Fortuny fece sì che egli diventasse sempre più famoso in America, dove i più importanti musei, fra cui il Metropolitan Museum di New York e il County Museum di Los Angeles, inserirono le stoffe e i vestiti Fortuny nelle loro collezioni.

Durante i 47 anni della sua vita con Mariano Fortuny, Henriette Negrin è stata pienamente coinvolta in tutti gli aspetti della loro vita creativa. Dopo la sua morte, ha curato la collezione d’arte di suo marito, donando opere a diversi musei e compilando l’inventario dei contenuti della loro residenza. Ha donato l’edificio alla città di Venezia, che è entrata in suo pieno possesso dopo la sua morte nel 1965.Mariano_Fortuny_perfettamente_chic_Palazzo_Mariano

Mariano fece parte del gruppo di 27 artisti che a Venezia contribuirono alla decorazione della valigia di cartone che radunò attorno a sé l’Ordine de La Valigia.

Mariano Fortuny morì all’età di 78 anni, il 3 maggio del 1949, nel suo palazzo veneziano, che fu poi (1956) donato dalla vedova, Henriette Negrin, alla città di Venezia. Il palazzo ospita oggi il Museo Fortuny.Mariano_Fortuny_perfettamente_chic_Museo_Fortuny

L’ I.I.S. Mariano Fortuny di Brescia porta il suo nome, tra i quattro indirizzi uno infatti è dedicato alla moda.

aggiornato al 2 maggio 2020
Autore: Lynda Di Natale
Fonte: fortuny.com, moda.san.beniculturali.it, wikipedia.org, treccani.it, web