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Antonio Pascali è stato uno di quei nomi che hanno lasciato un’impronta indelebile nel panorama della moda italiana del Novecento, pur senza mai cercare il clamore delle passerelle.
Nato a Catanzaro, dimostrò fin da giovanissimo un innato talento per il disegno e per le arti applicate. Il desiderio di crescere professionalmente lo portò a trasferirsi a Milano, città che in quegli anni stava diventando il fulcro della creatività italiana.
A Milano trovò impiego presso la celebre sarta Marta Palmer. Fu un triennio intenso e formativo: qui Pascali poté affinare il suo linguaggio illustrativo e acquisire preziose competenze di tecnica sartoriale che gli sarebbero state utili per tutta la carriera. Una volta maturata questa esperienza, decise di intraprendere la libera professione. Alla fine degli anni ’40, infatti, il suo nome iniziava già a circolare nei salotti della moda più esclusivi.
Le collaborazioni con le grandi sartorie non tardarono ad arrivare: Antonelli, Veneziani, Fabiani, Gattinoni, Carosa, Schuberth e soprattutto le Sorelle Fontana. Proprio con quest’ultima maison, Pascali consolidò una relazione creativa che avrebbe segnato alcuni dei momenti più alti della moda italiana del dopoguerra.
Negli anni ’50 la sua notorietà raggiunse l’apice. Considerato uno dei figuristi più prolifici della sua generazione, Pascali non si limitava a trascrivere fedelmente i modelli delle sartorie, ma sapeva anche reinventarli, portando idee nuove, fresche, eleganti. Il suo tratto univa rigore e leggerezza, linee pulite e morbide sfumature di colore che rendevano i figurini vere e proprie opere d’arte. La sua bravura lo rese apprezzato non solo in Italia ma anche in Francia, dove lavorò come costumista e scenografo, dimostrando un talento poliedrico che travalicava i confini della moda.
Oggi possiamo ancora ammirare alcune delle sue creazioni grazie alla Fondazione Micol Fontana, che conserva numerosi figurini firmati da Pascali. Tra i più celebri si ricordano:
- il Tea dress (1949),
- l’Abito da pomeriggio (1949),
- Nodi d’Amore (1955)
- e un elegante abito lungo del 1960.
Queste opere testimoniano il suo percorso al fianco delle Sorelle Fontana e confermano il ruolo centrale che ebbe nel disegnare l’immaginario della moda femminile tra gli anni ’40 e ’60.
La qualità dei suoi lavori non passò inosservata neppure agli occhi di collezionisti e mercati: alcuni figurini attribuiti ad Antonio Pascali sono infatti apparsi in cataloghi di vendite e mostre, segno che parte della sua produzione è entrata a far parte di collezioni private. È probabile che ulteriori pezzi esistano ancora in archivi non digitalizzati o in raccolte locali tra la Calabria, sua terra d’origine, e Milano, città in cui costruì la sua carriera.
Antonio Pascali si spense nel 1985. L’anno successivo, le sue opere furono donate con atto pubblico, un gesto che permise di salvaguardare il suo lascito e di garantire alle generazioni future la possibilità di conoscere il suo contributo alla moda.
Il suo nome non è diventato un marchio commerciale come altri colleghi della sua epoca, ma resta vivo tra chi studia e ama la storia della moda. I suoi figurini, custoditi negli archivi, sono ancora oggi fonte di ispirazione per chi desidera comprendere la vera essenza dell’eleganza italiana: sobria, raffinata e senza tempo.
Autore: Lynda Di Natale Fonte: web Immagine: AI