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Carosa, la principessa sarta che rese Roma un tempio dell’alta moda

C’era una volta una principessa che, invece di vivere solo nei salotti nobiliari, decise di regalare al mondo il suo talento e il suo occhio raffinato per l’eleganza. Parliamo di Giovanna Caracciolo Ginetti, nata a Roma nel 1910, meglio conosciuta come

Carosa

la “principessa sarta” che negli anni Quaranta trasformò il suo atelier romano in un tempio dell’alta moda. Con linee sofisticate, ricami preziosi e quell’inconfondibile gusto aristocratico che univa il barocco romano alla raffinatezza francese, Carosa – attiva dal 1947 fino al 1974 -, seppe vestire nobildonne e icone del jet set internazionale, scrivendo un capitolo fondamentale nella storia del Made in Italy.


Le origini di Carosa

Nel 1947, insieme all’amica Barbara Rota Angelini Desalles, Giovanna fondò a Roma il suo atelier. La scelta del nome “Carosa” è un anagramma / fusione dei loro nomi/nature nobili. Da quel momento Roma non fu solo la città eterna, ma anche il cuore pulsante della nuova moda italiana. Infatti Carosa si afferma come maison di alta moda / alta sartoria romana nel periodo del dopoguerra, insieme ad altre sartorie/atelier come le Sorelle Fontana, Emilio Schubert, Germana Marucelli, Maria Antonelli, la Sartoria Vanna, Jole Veneziani e altri.

L’atelier Carosa divenne presto un salotto esclusivo dove la sartoria era arte pura. Non a caso la maison fu tra le protagoniste del celebre First Italian High Fashion Show del 12 febbraio 1951 a Firenze, organizzato da Giovanni Battista Giorgini, l’evento che consacrò la moda italiana nel mondo. L’anno dopo Carosa sfilò anche nella storica Sala Bianca di Palazzo Pitti, accanto a nomi come le Sorelle Fontana, Emilio Schubert e Jole Veneziani.


Lo stile: tra aristocrazia e modernità

Carosa non cuciva di persona, ma aveva un occhio clinico per la moda e dirigeva il suo atelier con rigore e creatività. La chiamavano la “principessa sarta”, e i suoi abiti erano immediatamente riconoscibili. L’atelier Carosa si caratterizza per uno stile molto sofisticato, attento alla linea, al colore, al dettaglio, e con influenze che richiamano la moda francese classica e il barocco romano.

  • Linee sofisticate e mai banali, con giochi di drappeggi e costruzioni sartoriali perfette. Gli abiti non sono mai semplici; spesso la sagoma, la costruzione sartoriale sono curate, l’uso del volume, dei drappeggi, delle pieghe, delle maniche elaborate o dettagli ricamati sono frequenti.
  • Accostamenti cromatici ricercati, capaci di unire sobrietà e arditezza. Non solo colori sobri, ma combinazioni elaborate, sfumature, contrasti eleganti.
  • Dettagli preziosi, spesso ricamati o ispirati all’opulenza barocca romana.
  • Abiti da sera e da gala, sontuosi e raffinati, che diventarono il marchio di fabbrica della maison. Abiti da sera eleganti, abiti da giorno su misura, mantelle o cappotti con tagli elaborati, e soprattutto abiti da gala ed occasioni sociali – vestiti su misura per l’aristocrazia.
  • Influenze e riferimenti stilistici: un misto fra gusto aristocratico romano, il barocco – nelle decorazioni, negli orditi – e la raffinatezza francese di alta moda. Poi l’atelier rivolge uno sguardo verso le tendenze internazionali pur restando saldamente legato alla tradizione sartoriale.

Nel suo atelier romano in Piazza di Spagna lavorarono, sotto la sua guida, giovani talenti che avrebbero poi fatto carriera; alcuni dei nomi più promettenti della moda italiana come Pino Lancetti, Patrick de Barentzene, Quirino Conti e Angelo Tarlazzi, il suo “prediletto”, collaborò con lei fino al 1972. Una conferma di quanto il suo atelier fosse una vera fucina di creatività. Collaborò inizialmente con Barbara Rota Angelini Desalles, cofondatrice della maison Carosa, che però lasciò presto il progetto.


Chiusura, data di morte e fine dell’atelier

L’atelier Carosa chiuse definitivamente nel 1974. L’affermazione crescente del prêt-à-porter cambiava il mercato, le abitudini sociali, i costi, e la domanda verso l’alta sartoria di lusso artigianale andava scemando. Giovanna Caracciolo iniziò progressivamente a ritirarsi.


Vita privata e curiosità

Nonostante la vita mondana che gravitava intorno al suo nome e al suo atelier, Giovanna Caracciolo Ginetti rimase sempre una donna riservata. Non risultano matrimoni né figli: la sua grande passione e il suo amore restarono la moda e il suo lavoro, che seppe portare avanti con dedizione fino agli anni Settanta.

Una curiosità? In un’epoca in cui le stiliste erano per lo più sarte di professione, Carosa fu tra le prime nobildonne a rompere gli schemi e a dedicarsi all’alta moda come imprenditrice e direttrice creativa. Questo le valse un rispetto speciale nell’ambiente: non solo come stilista, ma come pioniera di un nuovo modo di vivere la moda.

Con l’avvento del prêt-à-porter, l’atelier Carosa iniziò a perdere terreno: i tempi stavano cambiando e il lusso su misura lasciava spazio a linee più accessibili. Fu la fine di un’epoca, ma non del mito.

Dopo la chiusura dell’atelier negli anni Settanta, si ritirò a vita privata. Giovanna Caracciolo Ginetti morì il 28 luglio del 1983. Dopo la chiusura del 1974, non ci sono fonti che attestino una rinascita formale con lo stesso nome e sotto la conduzione della principessa o dei suoi diretti eredi attivi nel mondo moda. Comunque l’eredità di Carosa è preservata tramite archivi, collezioni storiche, mostre, studi accademici, libri. Alcuni abiti Carosa sono presenti in collezioni d’archivio (anche in contesti teatrali / cinematografici, o esposizioni dedicate alla moda storica).


Mostre ed esposizioni recenti che coinvolgono Carosa

  • “Il Bing Bang della moda italiana: Fiat Lux – IMORE”
    Questa mostra raccoglie materiali dal patrimonio dell’Archivio Luce (fotografie, filmati, ecc.) per raccontare lo sviluppo della moda in Italia tra il 1925 e il 1955. Vi sono esposti anche capi e accessori di maison storiche scomparse, tra cui Carosa.
    Questo conferma che il nome Carosa è considerato parte del patrimonio storico della moda italiana, inserito in percorsi espositivi che ricostruiscono le radici del “Made in Italy”.
  • Guardaroba Chigi / Palazzo Chigi Ariccia
    In una mostra/catalogo del Palazzo Chigi di Ariccia (Roma), si segnala la presenza di un abito da sera atribuibile alla Sartoria Carosa, datato ca. anni ’50.
    Questo mostra che, anche se l’atelier è chiuso, qualche pezzo sopravvive fisicamente, conservato o esposto in contesti museali o di mostre dedicate alla moda storica.

Il marchio Carosa non è più attivo come maison di produzione, ma il suo fascino sopravvive. Abiti firmati Carosa sono custoditi in archivi storici e talvolta esposti in mostre dedicate all’alta moda italiana del dopoguerra. Inoltre, il suo contributo è ricordato nei libri e nelle ricerche che ricostruiscono le origini del Made in Italy.

Carosa resta dunque un simbolo di quell’Italia elegante, aristocratica e creativa che tra gli anni Cinquanta e Sessanta fece innamorare il mondo. Una principessa che, con ago, filo e visione, seppe trasformare la moda in una favola senza tempo.

aggiornato al 16 settembre 2025
Autore: Lynda Di Natale
Fonte: web
Immagine: AI