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Giulio Coltellacci è stato uno dei più versatili e raffinati scenografi e costumisti italiani del Novecento. La sua carriera, lunga oltre quattro decenni, ha attraversato con eleganza e innovazione i mondi del teatro, del cinema, della televisione, della moda e persino dell’arredamento, lasciando un’impronta indelebile in ciascuno di questi ambiti.


🎨 Formazione e primi passi

Nato a Roma il 12 aprile del 1916 in una famiglia originaria di Palestrina, Coltellacci mostrò fin da bambino una passione viscerale per il teatro e il melodramma. Frequentava assiduamente il Teatro dell’Opera di Roma, dove si divertiva a ridisegnare le scenografie viste in scena, reinterpretandole con la sua fantasia. Nonostante la volontà dei genitori che lo avrebbero voluto ragioniere, Giulio scelse l’arte: studiò scenografia all’Accademia di Belle Arti di Roma e si perfezionò nello studio dello scultore Ernesto Vighi.

Nel 1942-43 fu assistente dello scenografo Aldo Calvo, ma il suo vero debutto avvenne nel 1946 con la trasposizione teatrale di Rebecca, la prima moglie di Daphne du Maurier, diretta da Guido Salvini. Questo sodalizio artistico durò a lungo e lo portò a lavorare nei principali teatri italiani: Teatro Quirino, Teatro Valle, Teatro Olimpico di Vicenza, Teatro Romano di Verona, Teatro Greco di Siracusa e La Fenice di Venezia.


✨ Parigi, Vogue e la moda

Nel 1946 si trasferì a Parigi, dove collaborò con la rivista Vogue per tutto il 1947, firmando copertine e illustrazioni, tra cui quella del primo numero postbellico, una composizione surrealista che riscosse grande successo. Nonostante la distanza, mantenne vivi i contatti con l’ambiente artistico italiano, partecipando alla I Mostra Internazionale di Scenografia a Roma, accanto a nomi come De Chirico, Casorati e Severini.


🎭 Teatro, commedia musicale e lirica

Coltellacci fu protagonista assoluto del teatro italiano, in particolare della commedia musicale e del teatro di rivista. Collaborò con Pietro Garinei e Sandro Giovannini in spettacoli iconici come Attanasio cavallo vanesio, Giove in doppiopetto, Rinaldo in campo e Rugantino. Il suo stile era riconoscibile per la vivacità dei colori, gli abiti stravaganti e le citazioni colte, con echi di Broadway e una forte impronta personale.

Tra il 1949 e il 1972 lavorò come scenografo per il Teatro alla Scala, curando gli allestimenti di opere di Čajkovskij, Donizetti, Mascagni, Petrassi, Respighi e Rossini. Collaborò strettamente con il direttore d’orchestra Gianandrea Gavazzeni e firmò anche le scenografie per il Maggio Musicale Fiorentino, tra cui il celebre ballo Excelsior di Marenco.


🎬 Cinema e televisione

Nel cinema, Coltellacci collaborò con registi come Mario Camerini (Ulisse, 1954), Elio Petri (La decima vittima, 1965), Lina Wertmüller (Questa volta parliamo di uomini, 1965), Francesco Rosi (C’era una volta, 1967) e Giuseppe Patroni Griffi (Metti, una sera a cena, 1969). In televisione, curò le scenografie della trasmissione RAI Il Mattatore, contribuendo a definire l’estetica visiva del piccolo schermo.


🖼️ Pittura, arredamento e design

Coltellacci non abbandonò mai la pittura, che praticava con dedizione. Si dedicò anche alla progettazione di mobili e all’arredamento, proponendo soluzioni spaziali innovative. Arredò numerosi appartamenti a New York e fu responsabile dell’allestimento del Teatro Sistina, portando la sua visione scenografica anche negli spazi abitativi.


👗 Rapporti con stilisti e creativi della moda

Durante la sua permanenza a Parigi negli anni ’40 e ’50, Coltellacci collaborò con Vogue nel 1947, firmando copertine e illustrazioni. Questo lo mise in contatto con l’ambiente dell’haute couture parigina, dove stilisti come Christian Dior, Jacques Fath e Pierre Balmain stavano rivoluzionando la moda postbellica. Sebbene non ci siano documenti che attestino collaborazioni dirette con questi nomi, è probabile che Coltellacci abbia assorbito influenze stilistiche da quell’ambiente, che poi traspose nei suoi costumi teatrali e cinematografici.

🧵 Testimonianze e legami indiretti

Nella monografia curata da Vittoria Crespi Morbio, sono riportate testimonianze di figure come Roberto Capucci, stilista noto per le sue creazioni scultoree e teatrali, e Bruno Piattelli, designer romano attivo nel prêt-à-porter maschile. Entrambi riconoscono l’impatto visivo e stilistico di Coltellacci, soprattutto nella commedia musicale e nel teatro di rivista.

Coltellacci non si limitava a disegnare costumi: studiava le silhouette, i materiali e le proporzioni con la stessa cura di un couturier. I suoi abiti per Wanda Osiris, Delia Scala e altri divi del palcoscenico erano spesso paragonabili a vere e proprie creazioni d’alta moda.


🕊️ Vita privata e morte

Giulio Coltellacci morì a Roma il 26 giugno 1983, all’età di 67 anni. Le fonti disponibili non riportano le cause della morte né dettagli sulla sua vita privata, come un eventuale matrimonio o figli. La sua riservatezza fuori dal palcoscenico sembra riflettere un’esistenza dedicata interamente all’arte.


🧬 Eredità e memoria

La sua eredità artistica è oggi custodita e valorizzata da iniziative editoriali e culturali. In particolare, l’Associazione Amici della Scala ha pubblicato una monografia preziosa a lui dedicata, curata da Vittoria Crespi Morbio, con testimonianze di grandi nomi come Roberto Capucci, Lina Wertmüller e Francesco Rosi. La pubblicazione, bilingue e ricca di illustrazioni, celebra la sua opera in teatro, cinema e pittura, contribuendo a mantenerne vivo il nome.

Autore: Lynda Di Natale
Fonte: web
Immagine: AI