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Gabrielle Bonheur Chanel è stata una stilista francese nota come Coco Chanel.
Dopo un’infanzia di stenti e disgrazie e superato il limite di età per restare nell’orfanotrofio gestito da suore, Gabrielle fu mandata, insieme alla sorella Julie, presso una scuola di apprendimento delle arti domestiche di Notre Dame. Nel 1901, all’età di diciotto anni, iniziò a lavorare a Moulin, presso un negozio di biancheria e maglieria, dove ebbe la possibilità di mettere in pratica le nozioni di cucito imparate dalle suore di Notre Dame. Nello stesso periodo intraprese una breve carriera come cantante in uno dei locali di Moulin. Qualcuno sostiene (ma non è certo) che il nome Coco deriva appunto da una canzone che Gabrielle che interpretava spesso durante le sue esibizioni: Qui qu’a vu Coco?
Fu allora che Coco incontrò Etienne de Balsan (giocatore di polo e allevatore di cavalli) figlio di imprenditori tessili, uno dei protagonisti del bel mondo parigino che fu il primo a finanziarla. Grazie al suo compagno Etienne, Coco Chanel trasformò in breve tempo la sua attività artigianale in una grande industria della moda di importanza internazionale.
Intorno al 1909, in un’epoca in cui spopolavano cappelli sontuosi (ricoperti di piume con strutture Pompadur), la donna iniziò la sua carriera realizzando cappellini di paglia ornati da semplici fiori in raso o singole piume. Emilienne D’Aleçon, nota ballerina di cabaret e prima cliente di Coco, ne sfoggiò uno all’ippodromo di Longchamps. Ben presto, grazie anche alla rete di amicizie di Balsan, Chanel formò la sua prima clientela.
Gabrielle viveva ancora con Balsan quando, nel 1912, incontrò Boy Capel, un industriale di Newcastle che incoraggio e finanziò il suo lavoro permettendole di aprire la sua prima boutique al 21 Rue Cambon. In quel posto, oltre ai cappellini, Coco Chanel iniziò a vendere anche maglioni, gonne e abiti.
« Non era una sarta, ma una creatrice di moda: ”Per prima cosa io non disegno …” ripeteva: ”… non ho mai disegnato un vestito. Adopero la mia matita solo per tingermi gli occhi e scrivere lettere. Scolpisco il modello, più che disegnarlo. Prendo la stoffa e taglio. Poi la appiccico con gli spilli su un manichino e, se va, qualcuno la cuce. Se non va la scucio e poi la ritaglio. Se non va ancora la butto via e ricomincio da capo… In tutta sincerità non so nemmeno cucire. »
Il primo capo firmato Coco Chanel fu un abito in velluto nero sul quale era applicato un semplice colletto bianco, proprio perché Coco sosteneva che
[…]il nero contiene tutto. Anche il bianco. Sono d’una bellezza assoluta. È l’accordo perfetto
Per i suoi abiti Chanel non utilizzò solo il bianco e il nero ma anche tonalità come il grigio, il blu marine e il beige. Nel 1913, sempre con l’aiuto di Capel, aprì un’altra boutique nella località di Deauville fra il Gran Casinò e l’Hotel Normandie: l’albergo più lussuoso del posto.
Li, ispirandosi ai marinai, Gabrielle realizzò alcuni maglioni e apportò praticità alla moda della Belle Époque eliminando bustini e corsetti.
Quella praticità nell’abbigliamento favorì le donne che, durante la guerra, mentre i mariti erano al fronte, s’impegnavano in opere di volontariato assistendo i feriti. Infatti Chanel fu l’unico negozio del settore a restare aperto durante il conflitto:
Finiva un mondo, un altro stava per nascere. Io stavo là; si presentò un’opportunità, la presi. Avevo l’età di quel secolo nuovo che si rivolse dunque a me per l’espressione del suo guardaroba. Occorreva semplicità, comodità, nitidezza: gli offrii tutto questo, a sua insaputa.
Nel luglio 1915 Chanel aprì un nuovo atelier a Biarritz – confine con la Spagna – e, nel 1917, un vero e proprio laboratorio di sartoria con 60 sarte impegnate a confezionare abiti per la borghesia femminile spagnola. L’anno precedente Coco aveva acquisito una partita di jersey lavorato a macchina da Jean Rodier. Fino ad allora quel tessuto era destinato esclusivamente alla realizzazione di biancheria mentre lei lo utilizzò per confezionare abiti. Ancor’oggi Chanel è nota per le sue creazioni in jersey. Sempre nel ’17, e con l’aiuto di Capel, la donna ampliò le sue attività di Parigi e di Biarritz arrivando a contare cinque laboratori e trecento lavoranti.
Grazie a Misia Sert, pianista russa sposata con Thadèe Natanson (fondatore della rivista Revue Blanche), Coco entrò nel mondo degli artisti e degli intellettuali. Episodio carino da ricordare è l’incontro tra le due donne durante una serata organizzata da Cècile Sorel (attrice francese) dove, a fine serata mentre Coco indossava il suo cappotto, Misia rimase tanto affascinata dalla bellezza del capo che cominciò ad esprimere elogi. Gabrielle, con gran spontaneità, si tolse il cappotto e glielo regalò. Grazie a questa amicizia, Chanel conobbe personaggi come Paul Morand, Pablo Picasso, Jean Cocteau, Max Jacob e Igor Stravinsky (col quale, nel 1921 ebbe una relazione).
Nel 1918, Chanel rese a Capel la somma completa che le aveva prestato. Come ha sempre detto Gabrielle, Boy Capel fu“l’amore della sua vita” ma i due non si sposarono mai a causa del divario sociale che li separava (Chanel era un’orfana dalle origini incerte mentre Capel un rappresentante dell’alta borghesia) ed anche per l’ultimatum posto da Boy a Coco: doveva scegliere tra “l’amore della sua vita o il lavoro”. Lei scelse il lavoro pur sapendo che Boy avrebbe sposato un’altra donna. Nell’ottobre dello stesso anno Capel sposò la giovane Diana Lister Wyndham. Tuttavia anche dopo il matrimonio, Capel e Chanel non interruppero la loro relazione che continuo fino al 1919, anno in cui, all’età di 38 anni, Capel perse la vita in un grave incidente stradale avvenuto mentre l’uomo era in viaggio da Parigi verso Cannes. Chanel partì nella notte, appena ricevette la notizia, ed arrivò a destinazione solo all’alba di tre giorni dopo. Sulla strada c’erano ancora i resti dell’incidente, presso i quali Coco pianse il suo amante. Da quel momento Coco Chanel si concentrò solo ed esclusivamente nel lavoro, probabilmente a causa della grave perdita.
A causa di un incidente domestico Gabrielle fu costretta ad adottare un taglio di capelli corto. Grazie a questa fatalità lanciò una moda tipica degli anni venti.
La relazione con il duca di Westminster (noto come Bendor) portò Chanel a scoprire il tweed scozzese. La donna ebbe una relazione anche col profumiere Ernest Beaux, presentatole dal Granduca Dmitri Pavlovitch (cugino dello zar Nicola II). Con lui, nel 1921, lanciò Chanel n°5, un profumo innovativo in quell’epoca perché realizzato con molecole sintetiche.
Una fragranza femminile che odora “… di donna, perché una donna deve odorare di donna e non di rosa”. Nel 1924 i proprietari della casa di profumi e cosmesi Les Parfumeries Bourjois entrarono in società con Chanel. In seguito lo fecero anche altri nomi importanti di Eau de Toilette.
Se fino al 1924 Chanel aveva abbinato ai suoi capi della semplice bigiotteria, negl’anni trenta, dopo aver lavorato come costumista a Hollywood (anche la sua azienda risentì gli effetti del crollo di Wall Street), si dedicò alla realizzazione di gioielli preziosi, proponendoli alla sua clientela. Quei gioielli furono realizzati grazie alla collaborazione di due disegnatori: Etienne de Beaumont e Fulco di Vedrura.
Con Paul Iribe, suo nuovo compagno, e Cocteau, Coco fondò la rivista Le Mot. Dopo aver assistito coi suoi occhi alla morte di Paul, avvenuta mentre lui giocava a tennis, Chanel “per combattere le sue insonnie, […]” iniziò ad abusare di Sédol, un ipnotico a base di morfina del quale presto non potrà più fare a meno.
Durante la seconda guerra mondiale la donna fu costretta a chiudere l’attività per riaprirla solo alla fine del conflitto.
In quegli anni, Coco intraprese una relazione con un membro del controspionaggio nazista, Hans Günter von Dincklage, detto Spatz, e in seguito si legò a uno dei giovani capi delle SS, Walter Schellenberg.
Con l’operazione di Modellhut, escogitata insieme a Theodor Momm (diplomatico tedesco), Coco Chanel, servendosi degli agganci che aveva nell’ambiente inglese e in quello tedesco, voleva mandare in porto una sua strategia di pace ma fu tradita dalla sua accompagnatrice che la denunciò all’Intelligence come spia tedesca. Dopo ore di interrogatorio Gabrielle fu rilasciata e raggiunse Spatz in Svizzera dove restò in esilio sino al 1953 quando partì per New York. Negli anni in cui Chanel fu assente, arrivò a Parigi Christian Dior che aprì una nuova maison riproponendo la moda del busto e delle gonne lunghe. Chanel dirà di lui che “addobba delle poltrone, non veste delle donne: l’eleganza è ridurre il tutto alla più chic, costosa, raffinata povertà.”
Il ritorno della settantunenne Chanel nel mondo della moda fu determinato da un vestito realizzato con una tenda. Già! Una tenda di taffetà. Nel 1953, Marie-Hélène de Rotschild, membro dell’alta società francese, si apprestava a partecipare al ballo più importante dell’anno con indosso un abito che Chanel definì un «orrore». Così Gabrielle si improvvisò sarta e, con il tessuto di una tenda cremisi, realizzò e cucì, direttamente sul corpo di Marie-Hélène, un nuovo vestito che riscosse grande successo.
Nel 1954 Chanel riaprì la sua maison e si ripropose al suo pubblico con una nuova collezione, composta da 30 modelli, che presentò nel febbraio dello stesso anno. I critici francesi, ricordando il suo passato, cercarono di sabotarla ma ben presto arrivarono i consensi americani e la Mademoiselle tornò ancora una volta “di moda”.
Uno dei modelli che Chanel propose fu il tailleur in tweed, con gonna lunga sotto il ginocchio e giacca corta con bottoni dorati.
Nel 1955, Mademoiselle ottenne un altro successo, dando vita ad un altro intramontabile accessorio firmato Chanel: la borsetta 2.55 in matelassé – trapuntata – con l’aggiunta di una catenella di metallo intrecciata al cuoio per indossarla a tracolla.
Mi sono stancata di dover portare la mia borsa in mano[…] quindi ho aggiunto sottili cinturini, cosicché possa essere usata come una borsa a tracolla.
Nonostante i vari riconoscimenti nella moda Coco ha negato la sua importanza.
“Lei era — disse — solo una semplice sarta“.
Negli anni sessanta il calzolaio francese André Massaro realizzò per Chanel il sandalo bicolore, altro grande successo della maison.Coco Chanel morì il 10 gennaio 1971 in una camera dell’Hôtel Ritz, all’età di 87 anni.
Lasciò il suo patrimonio alla fondazione Coga, creata nel 1965 a Vaduz. La maison venne gestita dai suoi assistenti: nel 1971, Gaston Berthelot, Jean Cazaubon e Yvonne Dudel si presero cura dell’atelier. Nel ’78 la maison fu presa in consegna da Philippe Guibourgèe poi sostituito da Ramone Esparza nel 1980.
Dal 1983 la maison è affidata a Karl Lagerfeld.
Come nota finale vogliamo ringraziare Coco Chanel per aver liberato le donne da corsetti e cappelli con base da impalcature e per aver reso gli abiti comodi, semplici nelle linee per una donna libera non solo nei movimenti. A lei si deve, anche l’utilizzo dei pantaloni femminili e la diminuzione della lunghezza delle gonne rifacendosi a una rivisitazione di abiti maschili. «Prendendo i vestiti maschili e dando loro una piega femminile, Coco diede anche un significativo contributo al movimento femminile. […] Non si volle mai descrivere come femminista, ma la sua rivoluzione nel disegno dell’abito femminile […] coincise con l’esplosione del movimento femminista». Che altro c’è da dire se non che siamo di fronte ad un modello di donna da ammirare e rispettare in tutte le sue scelte di vita.
Nel 2019 Virginie Viard viene nominata direttrice artistica di Chanel inseguito alla morte di Karl Lagerfeld.
AGGIORNATO AL 27 MAGGIO 2019
Autore: Lynda Di Natale Fonte: chanel.com, web
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