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Yohji Yamamoto è uno stilista giapponese nato 3 ottobre del 1943 a Tokyo . Le sue principali linee di abbigliamento Yohji Yamamoto (unisex) e Y’s, ottengono un grande successo commerciale, soprattutto a Tokyo, anche se entrambi marchi sono venduti anche nelle boutique a New York, Parigi e Anversa. Ha inoltre realizzato una versione limited edition della maglia del Real Madrid.

Lo stile Yamamoto venne definito dalla stampa “moda post-atomica”, per via dei tagli irregolari e degli ampi squarci che caratterizzano i suoi abiti.

Non ha mai conosciuto suo padre, morto in Manciuria durante la seconda guerra mondiale; è stato cresciuto dalla madre vedova Yumi, sarta di professione, che incoraggia il figlio a diventare avvocato. Si laurea in legge all’Università di Keio nel 1966 e ma decide di proseguire i suoi studi in Fashion Design al Bunka Fashion College.

 Dopo la laurea, ha capito che una carriera da avvocato non faceva per lui. Non volevo entrare a far parte della società ordinaria“, ha detto a BoF. Così ho detto a mia madre dopo la laurea… voglio aiutarti.” La madre di Yamamoto ha accettato di lasciarlo lavorare nel suo negozio, dicendo che avrebbe potuto imparare dagli assistenti di cucito.

Nonostante le sue capacità manuali ed artigianali, ha iniziato la sua carriera come designer anonimo intorno al 1970. Dopo essersi diplomato alla Bunka Fashion College, ha ricevuto un premio per andare a Parigi per un anno, ma è stato in Giappone che Yamamoto ha iniziato a scoprire la sua vera voce di designer. Ha fondato una piccola azienda di prêt-à-porter che ha lentamente acquisito acquirenti in tutte le principali città del Giappone. Il successo riportò i suoi pensieri a Parigi e all’inizio degli anni ’80 Yamamoto tornò nella capitale francese per aprire il suo primo negozio.

Dopo nove anni di preparazione, lavoro e viaggi a Parigi, Yamamoto sfila con la collezione di Womanswear Y’s al Tokyo’s Bell Commons nel 1977 ottenendo recensioni entusiaste.

Quando ho iniziato a realizzare abiti per la mia linea Y’s nel 1977, tutto ciò che volevo era che le donne indossassero abiti da uomo. Ho colto al volo l’idea di disegnare cappotti per le donne. Significava qualcosa per me: l’idea di un cappotto che protegge e nasconde il corpo di una donna. Volevo proteggere il corpo della donna da qualcosa, forse dagli occhi degli uomini o da un vento freddo.

La ​​sua prima collezione sotto l’etichetta Y’s, che in futuro fu mantenuta come seconda linea della maison, si concentrava su una collezione per donne che rifletteva i tipici capi maschili, con abiti tagliati in forme pulite con tessuti lavati e colori scuri.

La sua estetica rivoluzionaria propone abiti che sembrano incompiuti, sbrindellati e messi insieme in modo casuale. Le sagome sciolte e fluide di Yamamoto e l’uso onnipresente del nero, hanno ulteriormente definito negli anni il suo lavoro, che è diventato il look prescelto dell’estetica urbana degli anni ’80.

L’anno successivo al suo debutto, il brand fatturava 15 milioni di dollari l’anno.

Penso che i miei vestiti da uomo stiano bene sulle donne quanto i miei vestiti da donna […] Quando ho iniziato a disegnare, volevo realizzare abiti da uomo per donne.

Adoro le donne e il modo in cui i loro abiti sono tanto belli quanto funzionali sui loro corpi. Questo è ciò che mi inspira. Ma i vestiti devono funzionare e, almeno agli inizi, erano ispirati a quella sorta di uniforme che è l’abito maschile.

Debutta a Parigi nel 1981, Yamamoto diventa rapidamente uno degli stilisti più influenti sulla scena dell’alta moda. Insieme alla fidanzata  Rei Kawakubo, oggi come allora anima di Comme des garçons, ha disegnato la sua prima collezione di prêt-à-porter femminile alta moda

La stampa specializzata battezza questa collezione “moda post-atomica”: «gli abiti, costruiti con tagli indefiniti e grandi squarci, evocano il pericolo atomico».

Nell’83 a Parigi, con una collezione ispirata al pauperismo dà il via all’influenza dell’estetica orientale sulla moda europea.

Sono nato in una Tokyo bombardata. Probabilmente queste sono le mie radici, Tokyo distrutta. Sono attratto dal lato oscuro della vita dall’inizio della mia carriera

Nel 1984, esce la linea Pour Homme che contiene alcuni dei suoi item più artistici e sperimentali.

Il mondo estetico di Yamamoto è insieme ironico e romantico. I suoi abiti neri avvolgono il corpo di uomini e donne in una serie di drappeggi teatrali che distruggono simmetria e proporzioni e creano spazi tra la stoffa e la pelle per far circolare l’aria, secondo la nozione giapponese di spazio negativo. Accanto a abiti più sartoriali, sempre scuri, destrutturati e dalle silhouette morbide, esistono item come maglioni di lana a intarsio e camice oversize decorate con stampe di teschi e ossa, ma anche con pin-up, grafiche floreali massimaliste e opere calligrafiche giapponesi. I suoi abiti rievocano atmosfere gotiche e retrò, ma sempre con un piglio distintivo e di sovversione. Sono abiti eleganti, ma anche dotati di un elemento straniante, che diventa ora ironico, ora giocoso, ora vagamente inquietante.

Nel 1989, il regista Wim Wenders realizza un documentario sulla vita e la professione di Yamamoto, intitolato Appunti di viaggio su moda e città.

Lo stile è l’arte di mischiare, di mettere in valore e di governare esteticamente ciò che uno ama. Per quel che mi riguarda, mi piace associare allo chic dei creatori quel che vado trovando al mercato delle Pulci. Scegliere è la nostra ultima libertà. Indossare gli abiti di certi stilisti è come cambiare vita. Quando qualcuno mi dice: “Yohji, desidero portare i tuoi vestiti”, gli rispondo: “Attento, non fidarti. Non è così semplice”.

Yamamoto in più di un’occasione ha scelto le donne come modelle per le sue sfilate di moda maschile, è stato un altro piccolo pezzo del puzzle di andare contro identità sessuali definite.

Nelle collezioni del 1997 rende omaggio a Chanel e Dior, invertendo le proprie tendenze innovative e recuperando canoni e stilemi della moda tradizionale.

Sebbene il lavoro di Yamamoto sia cambiato e si sia evoluto nei due decenni successivi, ha mantenuto diversi elementi chiave: le ambiguità di genere, l’importanza del nero e l’estetica della decostruzione. Yamamoto crea spesso abiti da giorno, abiti, abiti da ballo e cappotti privi di qualsiasi ornamento.

Il nero è modesto e arrogante allo stesso tempo. Il nero è pigro e facile ma misterioso. Ma soprattutto il nero dice questo: “Io non disturbo te e tu non devi disturbare me”

Nella tradizione giapponese, il nero è il colore associato alla figura del contadino e allo spirito del samurai, oltre che al teatro Bunraku. Se necessario, nelle collezioni di Yamamoto il “colore delle ombre” viene esaltato dal bianco o da toni brillanti (giallo, blu, verde e rosso), intesi come lampi di luce nell’oscurità.

Nel 2002 è stato nominato direttore creativo della linea Adidas Y-3, alle cui creazioni sono state dedicate tre importanti mostre: Correspondences (Firenze, Palazzo Pitti, 2005); Juste de vêtements (Parigi, Musée de la Mode et du Textile, 2005); Dream Shop (Anversa, ModeMuseum, 2006).

Y’s, Yohji Yamamoto, Yohji Yamamoto Pour Homme e Costume D’Homme, Y’s for men SHIRTS, Red Label e Black Label, Gothic Yohji Yamamoto Homme, Haute Couture. Queste sono solo alcune delle molte linee che andarono accavallandosi nel corso degli anni che poi si fusero, si mescolarono fra loro o semplicemente vennero chiuse.

La linea Y-3, sportswear di lusso, fu presentata per la prima volta nel gennaio del 2002 in occasione di Pitti Uomo a Firenze. Attualmente la collezione sfila regolarmente durante la settimana della moda di New York. 2013 la creazione della Adidas Y-3 Qasa. Le collezioni di grandi successi di questo tipo continuarono poi per altri due anni dal 2015 al 2017.

Nel 2008 è stato istituito il Fondo per la pace Yohji Yamamoto per promuovere lo sviluppo dell’industria della moda cinese e aiutare a sanare l’inimicizia di lunga data tra Cina e Giappone.

2011 il Victoria & Albert Museum di Londra ha dedicato una retrospettiva al lavoro del designer giapponese. Nello stesso anno, per siglare un decennio di collaborazione tra Yamomoto e Adidas è stato realizzato il film documentario This is My Dream, diretto da Theo Stanley, che ha lavorato con il fotografo di moda con Bruce Weber e con l’artista Chiara Clemente. Il film segue il designer nei due mesi che precedono la realizzazione della collezione primavera/estate 2010. Yohji Yamamoto sempre nel 2011 è stato insignito del grado di Commendatore dell’Ordine delle Arti e delle Lettere, la più alta onorificenza nell’arte e nella cultura in Francia.

Numerose sono state le sue collaborazioni con il teatro e con il cinema per cui ha creato gli abiti di Brother (2000) e Dolls (2002) di T. Kitano.

Yamamoto ha collaborato con Hermès, Mikimoto e Mandarina Duck.

Inoltre collaborazioni con artisti di vario genere (Elton John, i Placebo, Takeshi Kitano – per il quale ha realizzato i costumi per i film Brother, Dolls e Zatoichi, Pina Bausch e Heiner Müller), hanno dato l’occasione allo stilista di mostrare differenti lati della sua estetica.

Nel 2012 ha tenuto la prima mostra di pittura nello Yohji Yamamoto Aoyama Store e ha tenuto una mostra al Design Museum Holon (Israele).

Nel 2014 disegna la terza maglia per la squadra di calcio professionistica spagnola, “Real Madrid” e Rizzoli Inc. pubblica il libro YAMAMOTO & YOHJI. Continua con le mostre nel 2017: mostra “Opportunità di pittura e tessitura” alla Tokyo Opera City Art Gallery. Riceve il DFA Lifetime Achievement Award 2017 (DFA LAA) a Hong Kong.

La sede dell’azienda è Tokyo in un palazzo-atelier dove all’inizio della sua attività ha lavorato anche sua madre, sarta e sua prima maestra.

La figlia di Yamamoto, Limi Feu, ha deciso di intraprendere la carriera del padre, riscuotendo successo e sfilando a Parigi, nel 2007. Nell’ottobre del 2009 la Yohji Yamamoto Inc. viene dichiarata in bancarotta dalla corte di Tokyo. L’azienda viene rilevata dalla società Integral Corporation, Yohji Yamamoto rimane però alla guida del suo brand e le sue collezioni uomo e donna continuano a sfilare a Parigi.

La  nuova collab 2020 nasce dall’unione della visione di Lamborghini, che combina tradizione e tecnologia con l’espressività incontrastata dello stilista giapponese.

Voglio creare un auto che sia un pezzo d’arte

Studiato a quattro mani con Yamamoto che, oltre ad aver creato una capsule collection di tre capi (un bomber, un hoodie e un coat) ha ripensato, insieme a Lamborghini Centro Stile, un modello unico della Aventador S, trasformandola in un pezzo dʼarte. Più recente la partnership con Dr Martens: lo stilista giapponese ha reinventato il modello Ramsey del celebre marchio inglese di anfibi e ha contribuito al lancio di una versione contemporanea del modello 1490.

Le collezioni 2021 e 2022 manifestano una visione dello stilista più cauta del vedere il mondo, con le linee dalle forme destrutturate e oversize con tessuti molto leggeri come lino, seta e cotone.

Con gli occhi sul passato cammino all’indietro verso il futuro

aggiornato al 22 luglio 2022
Autore: Lynda Di Natale e Paola Moretti
Fonte: yohjiyamamoto.co.jp, moda.mam-e.it, wikipedia.org, web